Rwanda

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Le forze in gioco

All'inizio del genocidio, diverse fazioni che possono riunire movimenti divergenti si affrontano sulla scacchiera politica regionale.
Autorizzato dal 1991, il multipartitismo ha generato una frammentazione dell'opposizione democratica che resta tuttavia minoritaria rispetto al principale partito al potere e ai movimenti estremisti razzisti. Il regime in carica, guidato da vent'anni dal presidente Juvénal Habyarimana, è caratterizzato da un gioco politico online di cresta e dalla persistenza di un doppio discorso per far fronte a pressioni antagoniste da parte di attori con interessi divergenti (razzisti estremisti e comunità internazionale in particolare). L'assassinio da parte dei militari tutsi, il 21 ottobre 1993, del presidente del vicino Burundi - primo capo di stato hutu eletto democraticamente - dà il via a un'ulteriore escalation nella radicalizzazione degli estremisti ruandesi.
Sotto la guida di Froduald Karamira, le varie fazioni estremiste razziste e le loro milizie si riuniscono sotto la bandiera del «Hutu Power». Lasciando da parte le controversie partigiane precedenti, l'associazione del «Hutu Power» sostenuta dalla propaganda dell'odio favorisce l'indottrinamento e la preparazione psicologica della popolazione al genocidio.
Accanto a questi protagonisti locali, la posizione della comunità internazionale svolge un ruolo determinante. Presenti sul campo a partire dal mese di dicembre 1993, le truppe delle Nazioni Unite sostituiscono le forze francesi macchiate del loro indefesso sostegno al regime Habyarimana nel 1990.
Incaricata di vigilare sull'applicazione degli Accordi di Arusha, questa forza internazionale chiamata Missione delle Nazioni Unite per l'assistenza al Ruanda (UNAMIR) si sta deliberatamente ritirando dal conflitto e abbandona i Tutsi alla loro sorte.

L'opposizione democratica, favorevole...
Sotto la guida del presidente...
A partire dal 1992, la radicalizzazione...
All'inizio del genocidio...