Memoria e giustizia
Testimoniare e giudicare
Per colmare una palese mancanza di mezzi umani e materiali, il nuovo governo inizia la costruzione di un nuovo sistema giudiziario capace di gestire un numero esponenziale di arresti che alimentano un flusso ineguagliabile di prigionieri che si accalcano nei centri di detenzione. L'impossibilità materiale di giudicare individualmente una massa così importante di sospetti induce i dirigenti ruandesi a istituire, a partire dal 2001, tribunali popolari d'ispirazione tradizionale,
Questi tribunali di prossimità tenuti da giudici eletti nelle loro comunità istruiscono, in 10 anni, quasi 2 milioni di casi e condannano 800.000 persone per la loro partecipazione diretta agli omicidi e agli stupri.
Sul piano internazionale, le Nazioni Unite si impegnano a qualificare la natura dei massacri istituendo il Tribunale penale internazionale per il Ruanda (TPIR) con sede ad Arusha in Tanzania. Nei vari processi condotti dal TPIR, viene data priorità agli istigatori del genocidio provenienti sia dalle sfere politiche che da quelle militari, religiose e mediatiche.
Un gran numero di criminali che sono fuggiti all'estero al momento della debacle hutu, il meccanismo della "giurisdizione universale" porta anche un certo numero di Stati, soprattutto in Europa, a giudicare i sospetti criminali.