Al posto del curriculum.
Sono nato il 22 novembre 1947 a Cluj, capitale della Transilvania, luogo d'origine dei magiari ma annesso alla Romania nel 1918 con il Trattato di Versailles. Durante il secondo conflitto mondiale una parte di questo territorio fu nuovamente annesso all'Ungheria e la deportazione massiccia degli ebrei nel 1944 costituì un trauma profondo e tenace nelle nostre coscienze anche negli anni successivi alla guerra.
Due dei miei zii sono tornati da Auschwitz, a tratti ho imparato delle cose, ma nella mia famiglia come all'esterno era il silenzio che faceva. Niente è stato fatto per conoscerli o per favorire un processo di pacificazione. Per molto tempo sono rimasto sopraffatto da un sentimento confuso, di vergogna e di rivolta mescolati.
Per molto tempo sono rimasto volontariamente lontano da questo fenomeno di cui tutte le nomine usuali, ancora oggi, sono parzialmente o totalmente errate:
«Olocausto», «Shoah» e molti altri come «La distruzione degli ebrei d'Europa».
Cercare di coinvolgermi dopo una lunga gestazione, con un gesto estetico ed etico allo stesso tempo, ponendomi sia nel campo della conoscenza oggettiva che nell'esercizio plastico proprio del cinematografo, è stato per me l'oggetto di una ricerca per quattro decenni. Ricerca di significato che mi ha portato alla realizzazione di un certo numero di lavori che non sono tutti dedicati alla ricerca di una possibile uscita da questo cataclisma originale che si è imposto a me negli ultimi quattordici anni.
Oggi mi sembra che bisognava aspettare l'età di una certa saggezza delle cellule, raggiungere una conoscenza incerta della finitezza per affrontare un argomento così enorme che resiste alla comprensione degli umani, resiste alle «ri-presentazioni».
Quando sono nato, mia madre, che non è stata deportata, aveva abbastanza latte per allattare diversi bambini le cui madri, ritornate da lì, erano asciutte. Vorrei poter fare lo stesso.
Emil Weiss